Chi di voi non conosce la storia di Ulisse? L’amore per Persefone, le sirene e le streghe, i maiali e il ritorno all’agognata Itaca…

Ma NO, oggi non parliamo di tutte queste meraviglie!

Herbert James Draper, Ulysses and the Sirens, 1909

Non parliamo di Omero, ma della “sindrome del migrante con stresso multiplo e cronico”, che viene poeticamente definita “La Sindrome di Ulisse”. In realtà, per chi ne soffre, non c’è molto di poetico: tante parole per esprimere il grave disagio psicologico che molti migranti, di ogni genere e parte del mondo, si trovano a dover affrontare.

Non importa quale sia il motivo che vi ha spinti a partire, se sia stata una scelta obbligata o, al contrario, una cosa che avete voluto con tutti voi stessi: emigrare vuol dire riorganizzare completamente la propria esistenza, mettere in valigia vestiti assieme a sogni e speranze, confidando nel fatto che si stia facendo la scelta giusta!

La pressione psicologica è quindi forte in ogni caso, ma…

Cosa succede quando la nostalgia non passa e i problemi sono così tanti da accumularsi e sembrare insormontabili? Quando ti senti così impotente da sentirti disorientato per gran parte del tempo?

John William Waterhouse – Ulisse e le Sirene

È questo ciò che il professore spagnolo Joseba Achotegui nel 2002 definisce “La sindrome di Ulisse”:

“Si manifesta quando i problemi che i migranti vivono sono tanti, si moltiplicano e, in più, hanno una lunga durata. …quando le condizioni sono così difficili da non poterle superare e la persona entra in una situazione di crisi permanente”

Pensate di esserne affetti? Avete paura di essere contagiosi?

Ovviamente stiamo scherzando!

Ricordate che questa “sindrome” NON è una patologia.

Molto spesso è lo stress estremo e duraturo legato al cambiamento, alle mancanze di ciò che si è lasciato indietro o alla disillusione della realtà di un posto a lungo idealizzato. Nel momento in cui pensi per troppo tempo che non c’è soluzione ai tuoi problemi, probabilmente, potresti soffrire di questo disagio psicologico.

Altrettanto spesso, però, non è niente di grave: è una condizione che va al di la di spazio e tempo, perché chiunque, almeno una volta nella vita, può essersi trovato nella tua situazione!

Perciò respira! Non dimenticare che c’è sempre una soluzione, anche quando non è immediata. Il dolore e la nostalgia non sempre sono tuoi acerrimi nemici. La cosa importante è saperli riconoscere: la consapevolezza è il primo passo per processare le emozioni e tirarsi fuori dal “canto delle Sirene”.

Come Ulisse, trova lo stratagemma che ti riporterà alla tua Itaca o a trovarne una nuova!

RICORDA SEMPRE:

La lotta contro sé stessi è la più complicata da combattere e vincere, e la salute mentale non è mai uno scherzo! Se non riesci ad uscirne fuori da solo, non c’è niente di male: contatta qualcuno per un supporto psicologico e lasciati aiutare.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *