La cultura del grano tra santi, leggende e rituali di prosperità
Il grano è da sempre simbolo di abbondanza e prosperità; il suo ciclo di vita è scandito dall’avvicendarsi delle stagioni, e in estate, con la mietitura, si compie il miracolo del raccolto, celebrato attraverso rituali e tradizioni popolari che ne esaltano il suo valore ancestrale e ne svelano il profondo misticismo.
Leggende, rituali pagani e ricorrenze sacre raccontano un’Italia devota al suo grano e ai suoi santi a cui la tradizione resta fortemente ancorata; tradizione che è importante anche e soprattutto per i tanti italiani residenti all’estero, da anni o da generazioni, il cui amore incondizionato per il proprio paese aiuta a trasformare quella tradizione in un patrimonio importantissimo per l’intera umanità.
Santi e rituali nelle celebrazioni per le feste del grano
Durante i mesi estivi, in alcuni luoghi della Campania e del Molise, si celebra il ciclo di vita del grano che culmina solitamente a metà agosto con la sfilata dei carri artistici dedicati ai santi patroni.
Con essi la comunità contadina manifesta la propria fede e gratitudine per il raccolto, rafforzando e rinnovando il proprio bisogno di coesione sociale; donne, uomini e bambini, ognuno con un ruolo preciso, contribuiscono alla costruzione dei carri e al mantenimento di tradizioni centenarie utili a connotare un luogo e la sua storia.
Il Giglio di Flumeri
Nel caso del Giglio di Flumeri, il carro è composto da un obelisco piramidale alto circa 30 metri rivestito da pannelli di grano e paglia intrecciati.
La tradizione popolare associa il rito del Giglio a un ex-voto realizzato già forse nel 1500 dai contadini in onore di San Rocco.
Le gregne di Foglianise
In occasione della festa del grano di Foglianise, oltre ai 30 carri, interamente fatti di paglia intrecciata, sfilano circa 200 donne in coloratissimi costumi popolari con in testa ognuna una gregna che i alcuni casi è la classica cesta e in altri è la riproduzione di altari votivi dedicati a San Rocco.
Le traglie di Jelsi
A Jelsi, in Molise, la festa del grano è in onore di Sant’Anna, che, il 26 luglio del 1801 la leggenda narra abbia salvato il paese da un terribile terremoto.
In suo onore sfilano le traglie, dei mezzi agricoli adibiti al trasporto dei covoni di fieno, e prima che abbia inizio la festa, all’alba dello stesso giorno, viene distribuito tra gli abitanti il pane benedetto della santa.
A Jelsi, in Molise, la festa del grano è in onore di Sant’Anna, che, il 26 luglio del 1801 la leggenda narra abbia salvato il paese da un terribile terremoto.
In suo onore sfilano le traglie, dei mezzi agricoli adibiti al trasporto dei covoni di fieno, e prima che abbia inizio la festa, all’alba dello stesso giorno, viene distribuito tra gli abitanti il pane benedetto della santa.
Il trono di spighe
Nel più piccolo comune della Basilicata, San Paolo Albanese, il 16 agosto, si assiste alla sfilata della himunea, un piccolo trono votivo fatto di spighe di grano, ornato di fiori e nastri colorati; il tronetto è preceduto da mietitori che mimano i gesti del taglio del grano con un fine sia propiziatorio che divulgativo nei confronti delle nuove generazioni.
La nave del grano e il miracolo di San Catello tra le leggende di Castellammare di Stabia
Il grano non è legato solo alle tradizioni dei territori rurali poiché la sua fama è ricordata anche per aver salvato dalla carestia il popolo di Castellammare di Stabia, grazie ad un carico proveniente dal mare.
La leggenda narra dell’incontro tra il capitano di una nave carica di grano e un anziano signore a bordo di un’umile imbarcazione.
Il vecchio, avvicinatosi alla nave, chiese al capitano di portare il suo grano in paese con la promessa che lo avrebbe venduto tutto in poco tempo.
Per assicurarsi che il capitano mantenesse l’impegno, l’anziano signore gli lasciò in pegno l’anello che aveva al dito.
In poco tempo, complice la carestia, il grano fu venduto alla popolazione stremata dalla fame.
Il capitano, cercando il suo benefattore, scoprì che la figura misteriosa era scomparsa senza lasciare traccia; gli abitanti di Castellammare allora, che avevano intuito si trattasse del loro santo protettore, lo condussero in chiesa, dove con sommo stupore, riconobbe nel volto della Statua di San Catello, quello del vecchio.
Le spighe della buona sorte: un simbolo di prosperità nei rituali della notte di San Giovanni
Nella tradizione contadina la notte di San Giovanni è molto legata ai rituali propiziatori che servono a proteggere il raccolto da eventi inaspettati e nefasti, ed è una delle più importanti in quanto raccoglie in sé molteplici simboli e significati riconducibili alla prosperità e alla buona sorte.
Nella notte tra il 23 e 24 giugno, che segue di poco il solstizio d’estate, si mescolano tradizioni sacre e profane; si racconta che le streghe si radunassero sotto un albero di noci per celebrare i loro sortilegi, e che i contadini, per difendersi dalla cattiva sorte legassero corde di spighe di orzo e avena intrecciate intorno ai tronchi.
È la notte magica che precede il giorno di san Giovanni, quello invece dedicato al santo e alle celebrazioni sacre vere e proprie.
24 spighe di grano
Tra le usanze forse un po’ meno note ma molto diffuse in più e parti d’Italia c’è anche quella della raccolta delle spighe di grano.
Secondo la tradizione più comune se ne devono raccogliere 24 proprio la mattina di San Giovanni, le spighe devono poi essere conservate tutto l’anno per attirare e mantenere la buona sorte.
I mazzolini di spighe
A Cesena, il giorno di san Giovanni sulle bancarelle della Fiera del Santo, si usa comporre e vendere mazzolini di spighe; qui il grano, icona di prosperità, è unito alla lavanda, simbolo di salute e all’aglio e al colore rosso, entrambi visti come antidoti contro la cattiva sorte.
Altrove si usava comporre un mazzetto di 3 spighe di grano marcio da gettare nel fiume così da liberare il raccolto da animali e piante infestanti.
A Trevi, in Umbria, i contadini proprietari di campi di grano, usavano raccogliere 7 spighe in 7 campi diversi, unirle a capocchie d’aglio e appendere poi il mazzetto, così composto, dietro la porta di casa per assicurare salute e prosperità a tutta la famiglia.
Santi e Sardegna, non solo San Giovanni
Anche in Sardegna la tradizione vuole che si regali un bouquet di spighe di grano per augurare la buona sorte.
Ma ancora più in generale, in Sardegna ci sono molti riti sia pagani che sacri che evidenziano l’importanza del grano nella tradizione folklorica dell’isola.
Il grano serviva ad abbellire i carri religiosi e le statue di santi come Sant’Efisio e Sant’Isidoro durante le feste a loro dedicate.
I contadini, inoltre, usavano intrecciare delle croci di spighe da fissare sui carri destinati al trasporto del grano e anche in questo caso, le spighe diventavano un simbolo di buon auspicio per le famiglie e di prosperità per le coppie a cui poi queste venivano regalate.
L’importanza della tradizione
Dalle antiche civiltà alle moderne società, il grano ha sostenuto intere popolazioni, nutrendo non solo il corpo, ma anche l’anima con il suo valore simbolico di fertilità e buona sorte. Conservare e celebrare questo prezioso cereale significa onorare la terra e le tradizioni che ci hanno condotti fino a qui.
Guardando al futuro, è importante continuare a nutrire la nostra cultura e coltivare il grano e le sue tradizioni con cura e rispetto, mantenendo viva la speranza di un raccolto abbondante e di una prosperità duratura per le generazioni a venire.
Lo è ancora di più se pensiamo a tutti gli italiani che vivono all’estero e che per motivi diversi hanno bisogno di sentirsi raccontare le storie e le tradizioni del nostro paese, così come proviamo a fare con il nostro blog ogni volta che pubblichiamo qualcosa con l’intento di farli sentire un po’ più vicini all’Italia.
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