Le origini campane e l’antica Roma
Mettendo da parte per un momento il legame indissolubile tra Napoli e Pulcinella è bene sapere che la maschera più conosciuta al mondo sembra avere origini che la collegano a Roma e alle Atellane; queste ultime erano delle farse popolari nate in Campania, intorno al IV secolo a.C. , esportate poi nella città eterna.
L’archeologa e studiosa del teatro Margarete Bieber sostiene infatti che Pulcinella altro non è che una reinterpretazione di Maccus, uno dei personaggi delle Atellane da cui derivano i tratti caratteriali e l’immagine iconografica attuale.
Maccus era un personaggio grottesco e buffo, facilmente riconoscibile per la sua maschera dalla fronte rugosa, il naso largo e prominente, le labbra carnose e l’espressione sciocca.
La sua pigrizia e la sua golosità erano una satira dei vizi dei ricchi, mentre la sua astuzia e la sua capacità di sopravvivere nonostante le difficoltà erano un esempio per il popolo oppresso
D’altro lato, con la sua personalità buffa e le sue disavventure comiche rappresentava la furbizia del popolo, la satira dei potenti e un invito a non prendersi troppo sul serio, nemmeno di fronte alle difficoltà della vita.
Puccio D’aniello improvvisa Pulcinella
L’origine popolare e la saggezza scaltra del personaggio trovano conferma molti secoli più tardi nella Commedia dell’Arte dove nasce il personaggio di Pulcinella come lo conosciamo oggi.
Si racconta che Puccio D’Aniello, un contadino di Acerra, abbia scambiato battute e improvvisato uno spettacolo insieme ad una compagnia di teatranti girovaghi intenti ad intrattenere le truppe francesi, e che il suo nome nel tempo, a seguito di contaminazioni francofone sia diventato poi Pulcinella. Al simpatico popolano sembra si sia poi ispirato il comico Silvio Fiorillo per una sua commedia dove nel titolo appare per la prima volta il nome di Policinella.
Pulcinella e Arlecchino si incontrano al Nord
Grazie alla Commedia dell’arte Pulecenella approda al Nord e incontra il suo amico e rivale Arlecchino.
La rivalità tra Pulcinella e Arlecchino rappresentava non solo un elemento comico, ma anche un modo per esplorare temi come la dialettica tra bene e male, l’astuzia contro la furbizia, la tradizione contro l’innovazione. Attraverso i loro contrasti, questi due personaggi incarnavano la complessità della natura umana e le contraddizioni della società.
È con lui che Pulcinella vorrebbe fuggire nella favola di Gianni Rodari La fuga di Pulcinella, per liberarsi dai fili e dalla schiavitù del teatro delle marionette a cui sono entrambi condannati.
“Un giorno o l’altro” egli diceva ad Arlecchino “Taglio la corda”. Una notte egli riuscì ad impadronirsi di un paio di forbici dimenticate dal burattinaio, tagliò uno dopo l’altro i fili che gli legavano la testa, le mani e i piedi e propose ad Arlecchino: “Vieni con me.
Chi è Pulcinella
Sintetizzare il suo modo di essere non è facile poiché si manifesta in vari modi; a volte è sciocco, altre spregiudicato, a volte è uno sconfitto, altre è un giustiziere. Quel che è certo è che dalla sua comicità trapela sempre un’umanità sofferente e al tempo stesso scanzonata.
Un’eredità duratura
Pulcinella ha trasceso i confini della Commedia dell’Arte per diventare un’icona della cultura popolare italiana e internazionale. La sua maschera bianca, il suo naso a becco e il suo costume vivace sono riconosciuti in tutto il mondo. Ancora oggi, Pulcinella continua ad ispirare artisti come Lello Esposito che con la sua scultura ha omaggiato Napoli e i suoi cittadini.
L’opera, inglobata tra le mura di vico Fico al Purgatorio, nel cuore di Spaccanapoli, è diventata un punto di riferimento per italiani e stranieri che passano di lì solo per accarezzare il naso di Pulcinella, perché porti loro fortuna.
Un simbolo dell’Italia
Pulcinella è diventato un simbolo dell’Italia, rappresentando la sua allegria, la sua creatività e la sua capacità di reinventarsi. La sua storia ci ricorda che anche dalle difficoltà possono nascere grandi opportunità, e che la risata è un potente strumento per affrontare le avversità della vita.
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